Leonora Carrington è considerata una figura cardine nell’ambito del movimento surrealista. Insieme a Remedios Varo, Dorothea Tanning, Leonor Fini, Kay Sage e Maya Deren, riuscì ad offrire una nuova interpretazione della figura femminile rispetto alla visione passiva, concepita dai colleghi maschi nella prima fase di vita del movimento. Aprì, inoltre, la strada a un’indagine proto-femminista, volta all’emancipazione, alla discussione sul genere e al sovvertimento dei ruoli.
La formazione di Leonora Carrington
Leonora Carrington nasce nel 1917 nel Lancashire in una famiglia di estrazione nobile, da cui riceve una solida formazione. Il suo approccio con la scrittura avviene in giovane età, quando si cimenta in storie ispirate al mondo animale.
La nonna, di origini irlandesi, le confida di discendere dal popolo fatato, mistico e matriarcale dei Sidhe. Carrington subisce il fascino di quei racconti, oltre che della mitologia dell’Antico Egitto e del folklore celtico, da cui spesso attinge per creare personaggi femminili ispirati alla figura della strega o dell’incantatrice.
Di spirito ribelle, viene espulsa dal collegio cattolico in cui era stata mandata a studiare dalla famiglia. Manifesta inoltre il suo disappunto nei confronti della regole dettate dal contesto sociale di provenienza, soprattutto per ciò che riguarda la parità di diritti tra uomo e donna.
L’incontro con il gruppo surrealista e Max Ernst
Carrington studia arte a Firenze, dove si appassiona agli artisti del XIV e XV secolo, e a Londra, dove entra in contatto con il gruppo surrealista, in occasione della prima esposizione inglese.
Conosce quindi Max Ernst, di ventisette anni più vecchio di lei, con cui intreccia una relazione, che provocò la rottura del rapporto con la sua famiglia.
Carrington e Ernst si trasferiscono a Parigi, dove lavorano insieme ispirandosi e influenzandosi a vicenda. La relazione con Ernst e il comune interesse per il mondo del magico e dell’occultismo fungono da catalizzatore per l’opera di Leonora Carrington, che sviluppa uno stile iconografico fantastico ispirato all’arte medievale e rinascimentale, dai forti richiami all’opera di Hieronymus Bosch.
Il famoso dipinto “La vestizione della sposa” di Max Ernst, che raffigura Carrington nei panni di una strega incantatrice, sembra trarre ispirazione dal ritratto che la pittrice fece del compagno in epoca precedente, in cui lo ritrasse come uno sciamano dalla labile identità sessuale, vestito da una lunga tonaca piumata e dotato di una coda di pesce.
Quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, Ernst venne arrestato, Carrington subisce un crollo psicologico. A seguito dell’intervento della famiglia, si trasferisce in Spagna, dove viene internata in un manicomio, e poi a Lisbona, dove sposa il diplomatico messicano Renato Leduc, un vecchio amico presentatole da Picasso a Parigi.
A New York intanto approda Max Ernst insieme alla sua nuova moglie: la collezionista americana Peggy Guggenheim.
Leonora Carrington rincontra Ernst per caso e, per un periodo, continua con lui una frequentazione.
Nel 1942, l’artista pubblica i suoi scritti nelle riviste surrealiste “Viev” e “VVV” pubblicano gli scritti ed espone negli Stati Uniti le sue opere.
Leonora Carrington e la nuova vita a Città del Messico
Nel 1943, Leonora Carrington si separa da Leduc parte alla volta del Messico, dove sono emigrati altri esponenti del gruppo surrealista, tra cui Remedios Varo, che diventa una delle sue amiche più care. Stringe solidi rapporti con José e Kati Horna, Gunther Gerszo, Benjamin Peret, Octavio Paz e Juan Soriano. Frequenta Jodorowsky, Buñuel, Duby, Fuentes e García Márquez.
Carrington sposa in seconde nozze il fotografo ungherese, braccio destro di Robert Capa, Emerico Imri Weisz, da cui ha due figli.
Leonora Carrington è ispirata dalla maternità, dal misticismo e dalla stregoneria – componenti fortemente insite nella tradizione messicana. L’artista si rinnova accostandosi al buddismo tibetano, all’ermetismo e alla cabala ebraica e interessandosi della psicologia junghiana e ai processi di metamorfosi spirituale.
La sua opera si popola di simboli, animali, figure enigmatiche e mitologiche. Personaggi legati al mondo del passato archeologico e a quello dei miti religiosi creano mondi pregni di atmosfere oniriche e fantastiche.
Il murales “Il magico mondo dei Maya”, realizzato nel Museo di Antropologia di Città del Messico nel 1964, riflette sulla relazione tra eredità storica e presente culturale.
L’attivismo per i diritti delle donne e l’ecologia
Durante gli anni Settanta Leonora Carrington è socialmente impegnata nell’affermazione dei diritti delle donne e nel sostegno dell’ecologia: anche nella raffigurazione dei suoi personaggi diventa evidente la componente difensiva nei confronti della vita e della natura.
Leonora Carrington muore a Città del Messico nel 2011, a 94 anni.