Gli anni della formazione di Leonor Fini
Leonor Fini nasce a Buenos Aires nel 1907. Dopo la separazione del suoi genitori, vive insieme alla madre a Trieste. Il padre cerca più volte di portarla con sé, tentando addirittura un rapimento. Per questo la madre decide di mascherarla da bambino. Il travestimento sarà una componente che caratterizzerà sempre la sua arte.
Pittrice autodidatta, frequenta gli atelier degli artisti della zona, come Edmondo Passauro, Arturo Nathan e Carlo Sbisà, che influenzano il suo lavoro.
Legatasi al pittore Achille Funi, si trasferisce a Milano, dove, nel Palazzo della Triennale, realizza con lui il mosaico La cavalcata delle Amazzoni.
L’incontro con il surrealismo a Parigi
La vera patria di elezione di Fini diviene Parigi, dove, nel 1936, incontra il gruppo dei surrealisti, ma non aderisce al movimento, sebbene elabori e renda propria la componente dell’automatismo.
Espone alla Galleria Levy e dove conosce André Pieyre de Mandiargues, che per un lungo periodo diventa il protagonista maschile dei suoi dipinti.
Dopo un breve matrimonio, si lega al console Stanislao Lepri e all’intellettuale polacco Konstanty Jeleński, chiamato Kot.
Le tematiche della pittura di Leonor Fini
Leonor Fini subisce fin dall’infanzia una forte fascinazione e un desiderio di immedesimazione nei confronti della figura della Sfinge, che riproduce e interpreta in molti dei suoi dipinti.
La fusione – tra il mondo umano e quello animale – e la dualità – tra angelico e mostruoso – sono alcune delle componenti che caratterizzano la sua pittura.
Nell’opera di Leonor Fini la donna viene rappresentata sia come protettrice della vita che come portatrice di morte, secondo una concezione tipicamente mitologica.
Le figure ibride e seduttrici che popolano i dipinti di Fini, e che la pittrice raffigura prendendo ispirazione dai propri lineamenti, sembrano custodire la chiave segreta di complicati enigmi. Spesso incutono timore; hanno sembianze feline talvolta spaventose.
Le figure maschili sono meno frequenti nell’opera della pittrice. Gli uomini che rappresenta sono di bell’aspetto, passivi e deboli, spesso ritratti durante il sonno. L’artista realizza numerosi ritratti dell’amico Fabrizio Clerici, con cui intrattiene una corposa relazione epistolare.
La maturità
Durante la seconda guerra mondiale, Fini lascia la Francia e si stabilisce in Italia, dove sviluppa un profondo interesse per l’arte dei pittori del Quattrocento e del Cinquecento. La Grande Racine si ispira alle opere di Arcimboldo, mentre L’alcova alla Danae di Tiziano.
Fini si dedica, inoltre, anche alla letteratura – pubblicando quattro romanzi – alla scenografia e alla realizzazione di abiti per il teatro.
Dal 1957 e per circa vent’anni, organizza con i suoi amici più cari sontuose feste in costume, in un convento francescano in Corsica.
Realizza opere mature e moderne come L’amicizia e Le bagnanti.
Durante gli anni Settanta la sua pittura diventa più introspettiva e inquietante, con un rimando all’eros sempre più marcato. Si ispira a Heinrich Füssli e a William Blake
Lenor Fini muore nel 1996 a Parigi. Riposa in un mausoleo insieme ai suoi compagni di una vita.