Ricca, eccentrica e anticonformista, Alice Pike Barney sfidò le leggi imposte dal suo ceto sociale, assumendo uno stile bohémien che caratterizzò la sua intera vita.
Artista, scrittrice, regista teatrale, filantropa e mecenate, utilizzò la propria ricchezza e la propria posizione per promuovere le cause in cui credeva, ma, soprattutto, per essere libera.
Si narra che una conversazione con Oscar Wilde abbia fatto nascere in lei il desiderio di perseguire le sue ambizioni artistiche, nonostante il parere negativo del marito.
La famiglia
Nata nel 1857, era figlia di un ebreo tedesco che aveva fatto fortuna come distillatore di whisky, diventato poi mecenate e fondatore della Pike’s Opera House di Cincinnati.
Rifiutò, giovanissima, la proposta di matrimonio del leggendario esploratore Henry Morton Stanley.
A diciannove anni, sposò quindi l’industriale Albert Clifford Barney, che non approvò mai la sua passione per l’arte. Dal loro infelice matrimonio nacquero le figlie Natalie e Laura.
La vita a Parigi
Nel 1887, mentre le figlie frequentavano Les Ruches, un collegio fondato dall’educatrice femminista Marie Souvestre, Alice Pike Barney si recò spesso nella capitale francese. Qui si formò nell’atelier di Carolus-Duran e, in un secondo momento, con James McNeill Whistler, presso l’Académie Carmen, fondata dalla modella gallinarese Carmela Caira.
Il vivace salotto letterario che si teneva nella sua casa di Avenue Victor Hugo divenne ben presto famoso in tutta Parigi.
La sua pittura, orientata al ritratto, sperimentò vari stili e tendenze. Dipinti accademici dalla correttezza formale si alternano a ritratti carichi di accezioni simboliste e a studi sulla luce di matrice impressionista.
Il ritorno a Washington e la Studio House
Rientrata negli Stati Uniti, Alice Pike Barney si spese per vivacizzare la vita artistica e culturale di Washington.
Nel 1901 organizzò la sua prima personale alla Corcoran Gallery of Art e, l’anno successivo, progettò la Studio House, un centro d’arte aperto ed eclettico, che diventò il punto focale della cultura a Washington.
Contribuì a costruire il National Sylvan Theatre, un teatro all’aperto, che è stato il palcoscenico di alcune delle sue opere.
Ma Alice Pike Barney si adoperò anche a favore di cause umanitarie: fondò una casa di servizi sociali e sostenne il movimento per il suffragio femminile.
All’età di cinquantatré anni, sposò il ventitreenne Christian Hemmick, figlio dell’ambasciatore statunitense in Svizzera. La loro relazione catturò l’attenzione della stampa mondiale.
L’artista morì nel 1931, a settantaquattro anni.
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Clara Zennaro